Giorgio Panariello, successo e scivolone antisemita nella nuova fiction
Tutti assieme all’improvviso, la nuova fiction di Canale 5 con protagonista Giorgio Panariello si conferma un successo, la simpatia del veterinario Walter Brandi che rientra in Italia dopo vent’anni trascorsi in Africa in compagnia dei suoi animali, fa sorridere e commuove soprattutto perchè parla di sentimenti e di famiglia. Il pubblico sembra aver premiato con l’attenzione la serie confermando il comico toscano un artista completo e comunicativo. Eppure la fiction seguitissima ha suscitato una reazione della rete sempre molto attenta, uno scivolone inappropriato e davvero di cattivo gusto che ha mobilitato proteste soprattutto sui profili social di Panariello, della serie e di Mediaset.
L’episodio riguarda un dialogo ( impensabile pensare che sia stato scritto da qualcuno!) tra Panariello e uno dei nipoti che nel corso della scena fa riferimento ad un luogo comune scontato e davvero di cattivo gusto, per non dire offensivo: il giovane paragona i “rabbini” agli avari in modo davvero superficiale. La scrittrice e blogger Miriam Spizzichino ha segnalato l’increscioso fatto sulla sua pagina ufficiale di Fb Rebel Fashion Blog manifestando tutto il suo sdegno nei confronti soprattutto della rete:
Cara Mediaset Italia, questa sera hai fatto uno scivolone che si sarebbe potuto anche evitare. Mi domando chi abbia scritto il copione della fiction con Panariello e chi abbia permesso di mandare in onda una battuta sui Rabbini dove il messaggio che passa è fuorviante e di cattivo gusto! Questa è una mancanza di rispetto nei confronti di tutti noi, ma soprattutto è il modo per continuare a far girare finti stereotipi sugli “ebrei tirchi” che danneggiano l’immagine dell’ebraismo e che incentivano l’ignoranza delle persone. La Televisione è il canale che per eccellenza entra nelle case di tutti. È una vergogna far passare certi termini, certi messaggi, e dirli come se fosse la cosa più normale del mondo. Oggi sono veramente amareggiata!
Immediate, anche, le proteste del pubblico, oltretutto giustificate visto il particolare momento storico dove l’antisemitismo è sempre in prima fila, in ore in cui i social e la comunicazione si ribellano a chi vuole vietare l’uso della “kippà” il copricapo simbolo dell’ebraismo con una campagna social che merita attenzione e stima a chi l’ha condivisa.
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